Africa: un diamante è per la vita. Quante vite per un diamante?
Tempo fa una pubblicità recitava: un diamante è per la vita. Ma in quanti sanno da dove vengono i tanto desiderati (dalle donne) diamanti? In quanti sanno cosa c’è dietro quella piccola pietra preziosa così bella e brillante eppure così sporca di sangue? In quanti, prima di comprare quelle pietruzze, si chiedono da dove arrivino?
Innanzi tutto va detto che il mercato dei diamanti è regolamentato da regole precise che ne determinino la provenienza (il protocollo di Kimberley) ma che queste regole vengono puntualmente aggirate. La necessità di istituire il protocollo di Kimberley per la tracciabilità dei diamanti si è reso necessario in quanto si voleva porre un freno al mercato nero il quale finanziava conflitti, acquisti di armi ecc. ecc. ma soprattutto favoriva lo sfruttamento dei bambini nelle miniere africane del Congo, dell’Angola e di tutti quegli stati dove ricchissimi sono i giacimenti di diamanti.
Purtroppo il protocollo viene regolarmente aggirato e il mercato nero di diamanti spesso supera quello regolare. Allora si può assistere a dei veri e propri miracoli, paesi cioè privi completamente di diamanti che esportano grandi quantità di queste pietre preziose per dar loro un tracciabilità, per renderli conformi al protocollo di Kimberley. L’Uganda è diventata uno dei maggiori esportatori così come il Rwanda. Peccato che ne in Uganda ne in Rwanda vi siano miniere di diamanti.
Il gioco è tanto semplice quanto micidiale: una società mineraria di comodo con sede per esempio a Kampala acquista diamanti sul mercato nero del Congo a prezzi stracciati per poi rivenderli alle ditte che li lavorano. La ditta che li acquista ha così una provenienza accertata ed è in regola mentre la società mineraria con coperture governative non potrà mai essere controllata.
Il problema è che il mercato nero dei diamanti finanzia l’acquisto di armi e quindi favorisce l’accendersi di conflitti che spesso sono proprio per il controllo delle risorse. Non solo, si calcola che l’80% dei lavoratori nelle miniere di diamanti siano bambini, pagati pochissimo e lasciati giorni e giorni senza cibo e acqua nelle miniere o con i piedi in acqua quando i giacimenti sono sul letto dei fiumi. Ogni anno muoiono centinaia di bambini per le conseguenze di questo lavoro e migliaia ne muoiono per le conseguenze derivanti dall’acquisto di armi fatto con il denaro proveniente da questo business.
Non andrò oltre, non starò a spiegare chi sono le ditte che acquistano i diamanti sul mercato nero, magari lo farò in un post specifico, vorrei solo che, ora che si avvicina il Natale, tutti ricordassero che quelle piccole pietre così belle e così care molto spesso sono sporche di sangue e che centinaia di bambini hanno perso la vita per permettere alle ricche donne occidentali di sfoggiare il tanto “caro” anello con il brillante. Caro si, in tutti i sensi. Un diamante è per la vita, quante vite costa un diamante?
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